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La giocatrice di scacchi - di Bertina Henrichs

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"Eleni guardò più attentamente il pezzo che teneva in mano. Era un piccolo pedone nero. Esitante, cercò di rimetterlo al suo posto, ma non sapeva quale fosse. C'erano pezzi identici un po' ovunque. Per un istante rimase cosi, con il pedone in mano, lo sguardo fisso sulla scacchiera in cerca di qualche logica. Alla fine si arrese, posò la statuina accanto alla tavola e riprese il lavoro. L'idea di aver rovinato una partita in corso l'avviliva, tuttavia si consolò dicendosi che doveva essere un pezzo di poco valore, perché ce n'erano molti altri. Dopotutto, forse, non era così grave". E se quel pedone nero stesse per cambiarle la vita? Eleni, figlia di poveri contadini della regione montuosa di Halki, cameriera ai piani in un albergo dell'isola greca di Naxos, moglie di Panos, che lavorava nell'officina del padre alle porte della città, e due bei figli: una vita normale, e un mestiere che amava, perché le permetteva di " fantasticare ed entrare

I curanderos dell'anima - di Hernan Huarache Mamani

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Ci sono libri che raccontano realtà diverse da quelle che si è soliti riconoscere e condividere,  che meritano di essere letti per la profondità del messaggio che riescono a trasmettere. Sono testi che non lasciano indifferenti; se ne respira, per certi versi, quel “non so che” di sacro, e si ha la sensazione che, scorrendo ogni pagina e soffermandosi dopo ogni capitolo, sia come camminare lungo un sentiero ignoto, e che lo si debba fare “dolcemente”, avendo cura di non calpestare il terreno troppo frettolosamente, ma assaporando ogni singola luce, brezza, profumo, come un viandante curioso, dal procedere lento, che nutre il proprio respiro cogliendo ogni bellezza dalla Natura che lo circonda, tra energie sacre e misteriose, guidato dal desiderio di scoprire nuove vie, nuove risposte, nuovi sguardi per osservare il mondo. Aprire la mente verso quei luoghi lontani, dal fascino antico, dove la dimensione materiale si annulla quasi completamente, per fare spazio a quella spirituale andina

La pianta del mondo - di Stefano Mancuso

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  Adoro le piante. In città, ne sento tanto la mancanza: troppo cemento, l'aria malsana, il cielo raramente di un blu intenso. Così, quando mi capita di camminare nei boschi, mi faccio avvolgere dai profumi e dalla magia delle piante, incantata dalle loro forme più strane, dalla forza che irrompe dal terreno attraverso le loro radici. Il sole che filtra tra i rami, lo spettacolo del foliage in autunno o le emozioni che provo dopo una bella nevicata invernale...grazie alla bellezza delle piante, il mondo acquista colori e odori che mi fanno stare bene. È come se mi sentissi più viva, finalmente in connessione con Madre Natura e senza quella nuvola di smog che è parte della mia quotidianità in città 😬. E respiro ...  a pieni polmoni! In quei luoghi, di silenzio e purezza, io mi disintossico persino dai mie umori più neri: tutto passa, tutto scorre, e quando ritorno a casa mi sento rigenerata nel corpo e nello spirito. La foresta è la mia beauty-farm 😁. Perché quindi non leggere u

I cinque Riti tibetani

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  Avete presente quel post simpaticissimo dove c'è un gatto che si stiracchia e che dice: "Io non sono vecchio! Mi alzo, sollevo le mie braccia, muovo le mie spalle, giro il mio collo ... Tutto quanto fa il medesimo rumore ....Craaaaaaaaaaaaaaaacccccck! Sono arrivato ad una conclusione: io non sono vecchio, sono croccante!! " ? 😂  Se anche voi siete "croccanti", soprattutto la mattina, appena svegli, mi capirete benissimo: facciamo il check del risveglio 🤔 piede sinistro? Ok ...ginocchio destro? Così così ... Spalle a posto? Aspetta che ci riprovo ... Rotazione del collo? Piano piano che mi sfascio 😅. La situazione, a volte, è veramente imbarazzante: basta una semplice escursione in montagna di qualche ora, immersa in meravigliosi boschi di larici e pini, che mi ritrovo il giorno dopo a ricordarmi di avere muscoli di cui non immaginavo nemmeno l'esistenza 😏 E il lockdown mi ha dato la mazzata finale 😠 Così, quando mi sono ritrovata a sbirciare, questa e

Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare - di Luis Sepulveda

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Quest'anno se n'è andato un gigante della letteratura: Luis Sepulveda. Se l'è portato via il Covid (virus maledetto!). La malinconia per la scomparsa di questo grande scrittore e il desiderio, in qualche modo, di dargli un saluto alla mia maniera, mi ha portato a rileggere un suo straordinario capolavoro, per grandi e piccini: " Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare ",  un piccolo libricino che avevo letto tanti anni fa e che mi aveva conquistata. È incredibile come, in così poche righe, Sepulveda riesca a trasmettere importanti messaggi di vita come la solidarietà, l'amore incondizionato, la bellezza nella diversità, la forza dell'amicizia, la capacità di non perdersi mai d'animo per affrontare le sfide della vita con coraggio, superando le paure, ascoltando il proprio cuore.... e che bisogna proteggere il nostro ecosistema, perché mari e cieli sono nostra fonte di vita. È un bellissimo romanzo. Da leggere e rileggere.  Kengah,